Dal blog Approdi:
Acqua e potere
100.000 firme in due giorni sui quesiti referendari per l’acqua pubblica.
Stefano Rodotà, non un agitato movimentista, ma un severo professore, autore insieme al costituzionalista Gaetano Azzariti dei quesiti, sottolinea:
Questo significa almeno quattro cose: esistono grandi temi sui quali è possibile mobilitare le persone; la disaffezione per la politica è l’effetto di una politica drammaticamente impoverita; è possibile modificare l’agenda politica con iniziative mirate e fondate sull’azione collettiva; la leadership, pure nel tempo dell’immagine trionfante, non si identifica necessariamente con la personalizzazione o con il carisma, vero o presunto che sia. … Questa vicenda storica ci ricorda che il tema dell’acqua è sempre stato intrecciato con quello del potere, e proprio con poteri assai forti si devono ora fare i conti: questo referendum si distingue da tutti quelli che l’hanno preceduto perché riguarda l’assetto e la distribuzione del potere in una materia decisiva per la vita delle persone.
Occuparsi oggi dell’acqua e considerarla fra i beni comuni significa occuparsi del governo del mondo, delle relazioni con il potere. E chi deleghiamo a rappresentarci deve sapere che “quando si è di fronte a un bene comune bisogna ripensare il pubblico non rifugiarsi nel privato”. Ma non c’è solo la nostra di acqua. Domani parteciperanno all’assemblea dell’Enel come “azionisti critici” il vescovo Luis Infanti e i leader del movimento Patagonia Sin Represas per difendere la Patagonia cilena dalle enormi dighe progettate da Endesa.
L’Enel ha acquistito Endesa, diventando così azionista di maggioranza dell’impresa Hydroaisèn, proprietaria di diritti dell’acqua e promotrice del progetto delle dighe. Patagonia sin represas è il movimento che vi si oppone considerandolo una grave minaccia per l’integrità ambientale di un territorio unico al mondo, ma la sua azione si salda con la campagna per la rinazionalizzazione dell’acqua in Cile, che fu venduta ai privati dal regime militare. Quindi il tema dell’acqua pubblica ci riguarda e sarà sempre più una discriminante rispetto alla capacità di risposte che la politica saprà dare verso la nostra narrazione futura.
Per chi volesse saperne di più, il documentato articolo di Paolo Hutter su questa vicenda.
Acqua e potere
100.000 firme in due giorni sui quesiti referendari per l’acqua pubblica.
Stefano Rodotà, non un agitato movimentista, ma un severo professore, autore insieme al costituzionalista Gaetano Azzariti dei quesiti, sottolinea:
Questo significa almeno quattro cose: esistono grandi temi sui quali è possibile mobilitare le persone; la disaffezione per la politica è l’effetto di una politica drammaticamente impoverita; è possibile modificare l’agenda politica con iniziative mirate e fondate sull’azione collettiva; la leadership, pure nel tempo dell’immagine trionfante, non si identifica necessariamente con la personalizzazione o con il carisma, vero o presunto che sia. … Questa vicenda storica ci ricorda che il tema dell’acqua è sempre stato intrecciato con quello del potere, e proprio con poteri assai forti si devono ora fare i conti: questo referendum si distingue da tutti quelli che l’hanno preceduto perché riguarda l’assetto e la distribuzione del potere in una materia decisiva per la vita delle persone.
Occuparsi oggi dell’acqua e considerarla fra i beni comuni significa occuparsi del governo del mondo, delle relazioni con il potere. E chi deleghiamo a rappresentarci deve sapere che “quando si è di fronte a un bene comune bisogna ripensare il pubblico non rifugiarsi nel privato”. Ma non c’è solo la nostra di acqua. Domani parteciperanno all’assemblea dell’Enel come “azionisti critici” il vescovo Luis Infanti e i leader del movimento Patagonia Sin Represas per difendere la Patagonia cilena dalle enormi dighe progettate da Endesa.
L’Enel ha acquistito Endesa, diventando così azionista di maggioranza dell’impresa Hydroaisèn, proprietaria di diritti dell’acqua e promotrice del progetto delle dighe. Patagonia sin represas è il movimento che vi si oppone considerandolo una grave minaccia per l’integrità ambientale di un territorio unico al mondo, ma la sua azione si salda con la campagna per la rinazionalizzazione dell’acqua in Cile, che fu venduta ai privati dal regime militare. Quindi il tema dell’acqua pubblica ci riguarda e sarà sempre più una discriminante rispetto alla capacità di risposte che la politica saprà dare verso la nostra narrazione futura.
Per chi volesse saperne di più, il documentato articolo di Paolo Hutter su questa vicenda.
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